Dopo aver visitato la meravigliosa Khiva, ci si sveglia presto per dirigerci a Bukhara, percorreremo circa 430 Km.
Bukhara (Buxoro) nei secoli ha rivestito un importante ruolo economico e culturale nella storia dell’Uzbekistan e dal 1993 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Inizialmente la tratta doveva essere coperta con volo interno da Urgench, ma a causa della chiusura dell’aeroporto il programma è stato variato.
Se volete immergervi ulteriormente nella cultura Uzbeka, ho preparato una piccola selezione di musica
Attraversiamo nuovamente parte del Deserto Rosso e giungiamo in città per l’ora di pranzo, nel frattempo i nostri bagagli vengono portati direttamente all’Hotel Shahriston, categoria 4* che ci ospiterà per 2 notti.
Pranziamo al Chayxana Xo’ja Nasriddin, locale gradevole situato nel centro storico cittadino.
Abbiamo potuto mangiare una selezione di antipasti uzbeki e il famoso Plov, tutto molto buono.
Apprezzato anche il servizio molto cordiale.
Il Plov
Secondo la leggenda, le sue radici affiorerebbero ai tempi di Alessandro Magno, in quanto questi avrebbe ordinato ai suoi cuochi di preparare un piatto che fosse nutriente ma leggero allo stesso tempo, per poter affrontare le campagne militari.
In Uzbekistan sono presenti molte varianti a seconda del tipo di riso e degli ingredienti addizionali, come l’uva sultanina, le mele cotogne o la carne di montone.
(Fonte: Wikipedia)
Dopo pranzo riposiamo un po’ in hotel, evitando di andare in giro nelle ore più calde della giornata.
L’Hotel Shahriston è una struttura raffinata e in stile tradizionale in pieno centro storico.
Belle e ampie camere dotate di tutti i comfort e uina bella vista. Molto apprezzato il materasso comodo e con topper.
Molto gradita l’accoglienza con piacevole bevanda e alcuni snack.
Sempre a disposizione degli ospiti nella hall dell’hotel, dei piacevoli piccoli dolcetti.
L’hotel dispone di hamam turco, ricavato in un’area antica.
È situato nelle vicinanze i principali monumenti della città e negozi.
Primo pomeriggio e prima scoperta del centro storico di Bukhara, per prima cosa visitiamo la Madrasa Abdoullaziz Khan (1652) edificata secondo l’architettura kosh, di fronte alla Madrasa di Ulugh Beg eretta circa 2 secoli prima.
Ha un portale molto alto e riccamente decorato, con molte sfaccettature e stalattiti ornamentali.
Le raffigurazioni sulle pareti presentano immagini del drago cinese e dell’uccello della felicità Semurg, oltre alcune poesie di poeti famosi.
La decorazione della facciata come si può ben notare, è rimasta purtroppo incompiuta.
Ci spostiamo al suo interno dove oggi vi sono alcuni negozi di souvenir, tessuti e tappeti, qui Tamila ci fa scoprire (con un quiz) un interessante e antico ciuccio/biberon.
Il negozio vicino vende tessuti Suzane, un’antica arte riscoperta grazie alla nonna dell’anziana proprietaria, rimasta ormai l’unica persona a fare queste lavorazioni.
Per fortuna non è andata persa per sempre, anzi è stata tutelata e riportata fino ai giorni nostri.
Questi tessuti con disegni tradizionali, vengono utilizzati come tappeti, lenzuola, tovaglie ma anche come gradevole opera d’arte da appendere alla parete.
La Madrasa di Ulugh Beg (1417), è uno dei pochi edifici dell’era timuride sopravvissuti nell’area di Bukhara.
Si tratta di una delle 3 madrase volute da Ulugh Beg, le altre si trovano a Samarcanda e Gjiduvon e le visiteremo nel corso del tour.
Ha una struttura rettangolare con decorazioni dove predominano disegni astrali, il portale presenta anche la firma dell’architetto.
Al suo interno poteva ospitare circa 80 studenti, che studiavano astronomia, matematica, arabo e materie religiose.
Oggi la madrasa ospita il Museo di Conservazione Architettonica.
Ulugh Beg
Era nipote del conquistatore Tamerlano in quanto ultimo figlio di Shah Rukh, primo effettivo successore di Tamerlano sul trono dei Timuridi, dinastia fondata dallo stesso conquistatore, che discendeva dalla tribù mongola dei Barlas.
Da Ulugh Beg, e di conseguenza da Tamerlano, discese poi Babur, fondatore della dinastia Mogol in India.
Fu un personaggio di assoluto spicco per il suo operato nell’ambito della matematica e delle scienze connesse all’astronomia, ovvero trigonometria e geometria sferica, che lo fecero conoscere e stimare anche nell’Occidente cristiano coevo.
(Fonte: Wikipedia)
Una breve passeggiata ci porta alla Moschea Maghoki Attori (XII-XVI sec.), edificata su precedenti luoghi di culto, è una delle moschee più antiche di Bukhara.
È una struttura molto particolare in quanto l’ingresso si trova molto più in basso rispetto al livello stradale.
Oggi possiamo ammirare il magnifico portale sud con decorazione monocromatica, unica parte del XII secolo scampata alle varie devastazioni.
Il portale laterale invece risale al XVI secolo, più agevole per l’acceso dei fedeli.
Dell’ingresso meridionale si persero quasi le tracce, nel corso del tempo era stato sommerso da terra e sabbia, fino al 1930 quando venne riportato alla luce.
La facciata meridionale è interamente in bellissimo cotto intagliato, ma si vedono alcune parti smaltate sull’arco del portale.
Nel piazzale adiacente la moschea si possono vedere le rovine dell’antico Caravanserraglio e l’antico bagno termale.
Tradizionalmente Bukhara è considerata la città dei fabbri e della goffratura.
Poco lontano dalla Moschea Maghoki Attori visitiamo il negozio di una famiglia di fabbri che da generazioni si occupa di questa attività millenaria.
A Bukhara i coltelli vengono prodotti con la tecnica Damasco, oltre 40 strati di metallo vengono sovrapposti e battuti per formare la lama.
Questa tecnica crea dei motivi sul metallo rendendolo un pezzo unico e pregiato.
Il negozio vanta diverse tipologie di coltelli, molti dei quali finemente decorati, oltre a questi, molto particolari le “forbici cicogna” realizzate per il ricamo di precisione.
Da qui ci dirigiamo in Piazza Lyab-i Hauz con al centro uno stagno artificiale di 1500 mq, dove sui 3 lati troviamo la Madrasa Nadir Divan-Beghi, la Madrasa Nadir Divan-Beghi Khanaka e la Madrasa Kukeldash.
Un tempo questi stagni erano la principale fonte d’acqua della città.
All’inizio dell’era sovietica la maggior parte è stata prosciugata poiché erano anche fonte di molte malattie.
Il complesso di Lyab-i Hauz, costruito nel XVI e XVII secolo è ancora oggi una delle piazze principali di Bukhara.
Il complesso architettonico fu voluto da Divan-Beghi, all’epoca Ministro del Tesoro.
Visitiamo prima la Madrasa Nadir Divan-Beghi (1622), che inizialmente doveva essere un caravanserraglio, ma quando l’Emiro rimase affascinato dall’edificio e le sue splendide decorazioni, si complimentò con il suo Ministro per la realizzazione di una così “bella madrasa“, così si cambiò l’utilizzo.
La struttura al suo interno, a differenza delle classiche madrase, non ha alcuna moschea e aule per gli studenti, ciò dimostra che l’uso previsto non era quello di madrasa.
Altra particolarità è nel timpano del portale, che raffigura elementi ornamentali insoliti per le strutture musulmane.
Infatti le norme islamiche vietano le rappresentazioni di esseri viventi, ma per ovviare al problema hanno realizzato esseri viventi immaginari come il Simorgh.
Passiamo poi alla Madrasa Nadir Divan-Beghi Khanaka (1619), che era un ospizio e monastero sufi.
Ha un portale dalla forma allungata e decorato lungo i lati con iscrizioni arabe e fiori.
Sufi, asceta e studioso che si occupa della dimensione mistica del’Islam con una dottrina incentrata poi sulla figura di Maometto.
(Fonte: Wikizionario)
Le volte decorative presentano archi in stucco, mentre l’ingresso è ricoperto di mosaici con motivi decorativi geometrici.
Nei giardini poco distanti, una piccola folla attende di immortalarsi con la statua bronzea di Nasr Eddin Hodja a dorso del suo asino.
Visto che le tradizioni si rispettano, in seguito abbiamo anche noi fatto la fotografia e toccato l’asinello, dato che dicono porti fortuna!
Costui è un beniamino letterario, uno dei personaggi più popolari del folklore dell’Asia centrale e del Medio Oriente.
Nei suoi racconti umoristici ridicolizza con tatto i governanti avidi, gli ipocriti, i codardi, i corruttori e altri vizi umani
La credenza locale vuole che se metti un bambino piccolo su un asino, tutta la sua vita sarà piena di gioia e divertimento.
Per cena rimaniamo nei dintorni, attraversiamo semplicemente la strada per raggiungere il Ristorante Kukaldosh Garden.
Molto carino e informale, cibo tradizionale uzbeko molto buono e servizio cordiale.
Dopo cena insieme a parte del gruppo, raggiungiamo il Poyi Kalon (che visiteremo meglio l’indomani), un luogo che ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta nella sua veste serale.
Secondo giorno a Bukhara, prendiamo il nostro inseparabile bus per dirigerci al Mausoleo Ismail Samani, tomba di famiglia della dinastia Samanide e monumento islamico più antico di Bukhara.
Il mausoleo si trova all’interno di un bel parco, che come tutte le aree verdi, piazze, marciapiedi e persino rotonde, è perfettamente pulito e con personale dedito a mantenere tutto in ordine.
Il Mausoleo Ismail Samani (X sec.), un tempo all’interno di un cimitero, è molto interessante dal punto di vista architettonico.
Si tratta di una struttura a cubo con 4 solide colonne agli angoli e sormontata da una cupola.
L’edificio è realizzato interamente in mattoni di terracotta, con una decorazione a intreccio che ricorda molto un “cesto”.
La cornice soprastante è formata da una serie di archi creati per far entrare luce e aria all’interno.
Un rituale vuole che si debbano compiere 3 giri in senso antiorario intorno al mausoleo esprimendo un desiderio.
Qualcuno sostiene che ci siano delle “foto compromettenti” che ritraggono qualcuno del nostro gruppo mentre compie il rituale!
La sua intricata muratura cambia gradualmente “veste” nel corso della giornata con il mutare delle ombre.
È rimasto sepolto fino al 1934 sotto diversi metri di sabbia e terra che lo hanno protetto dalla distruzione durante l’invasione di Gengis Khan.
Nel parco si trova qualche attività commerciale, tra queste quella di abili cesellatori che lavorano bellissimi piatti.
Questa antica arte artigiana viene tutt’ora trasmessa per generazioni.
Ci spostiamo di poco, direzione Moschea Bolo Hauz (XVII sec.), splendida nella sua eleganza, fungeva da moschea del venerdì.
Presenta 20 pilastri lignei come sempre intagliati, che sorreggono il soffitto.
La gente del posto conosce questa moschea come “Moschea dei 40 pilastri”.
Ma com’è possibile se i pilastri sono 20?
Beh basta spostarsi sul lato del bacino artificiale e si vedrà riflessa la facciata con altri 20 pilastri…
Pochi passi ci separano dall’Ark (V sec.) che, come quella di Khiva, è stata l’antica residenza degli emiri locali e cittadella che proteggeva la città.
Eretta sopra un colle artificiale, nel corso della sua storia e delle varie dinastie che lo hanno abitato, è stato ampliato e ristrutturato di continuo, risultando un complesso architettonico con molteplici strati di fortificazioni, palazzi, moschee, edifici amministrativi e prigione.
Nell’Ark è possibile visitare la bella Moschea del venerdì (XVII sec.) che presenta all’interno un soffitto ligneo multicolore con inserimento di piccoli specchi.
Leggenda
L’eroe epico Siyavush, principe persiano, costruì la fortezza. Una volta, camminando per un bazar, Siayvush vide una bella ragazza di cui si innamorò e il suo amore fu ricambiato.
Il padre di lei, il Sovrano di Afrasiab, acconsentì al loro matrimonio a condizione che Siyavush, prima costruisse un palazzo nell’area delimitata da una pelle di toro (impossibile da realizzare). Il giovane furbescamente tagliò la pelle in strisce sottili, le tese, ne unì le estremità e fece una grande figura sul terreno, così costruì un palazzo all’interno del suo perimetro.
Poco oltre si trova un ampio spazio che era riservato a ricevimenti e incoronazioni. Posizionato nell’area della parete in fondo al cortile, si trova il Trono posto sotto un baldacchino, che vide l’ultima incoronazione nel 1910 di Alim Khan.
Solo dal cortile si può notare che il portale nella facciata interna è riccamente decorato con figure geometriche, floreali ed elementi calligrafici, nei colori blu, bianco e oro.
Dall’Ark prendiamo nuovamente il nostro bus per raggiungere, in una posizione un po’ nascosta, la particolare e molto bella Madrasa Chor Minor.
La Madrasa Chor Minor (1806) è conosciuta anche come Madrasa dei 4 Minareti (anche se in realtà sono più simili a delle torri), che simboleggiano i punti cardinali.
Ogni minareto ha una forma e una decorazione unica, alcuni elementi, riproducono ruote di preghiera buddiste o croci cristiane.
Tra i minareti c’è una grande cupola che simboleggia lo stesso cielo e un unico Dio.
Ai lati dell’edificio c’erano le celle degli studenti e anche una biblioteca.
Giunge l’ora di pranzo e ci portano al Ristorante Joy, ricavato all’interno del vecchio Caravanserraglio, ciò lo contraddistingue da altri ristoranti avendo un ambiente fantastico, unico e storico, dove vengono serviti piatti tradizionali molto buoni.
Dopo pranzo visitiamo i 3 bazar coperti, Toki Zargaron (Bazar dei gioiellieri), Toki Telpakfurushon (Bazar dei cappellai) e Toki Sarrafon (Bazar dei cambiavalute).
Nel XVI secolo la dinastia Shaybanide conquistò Bukhara e la designarono come loro Capitale.
Da allora la città iniziò a prosperare e le gallerie commerciali a cupola Toki, divennero il simbolo della sua importanza come città lungo la Via della Seta.
I Bazar erano costruiti a ridosso di incroci trafficati ed erano un mezzo di commercio controllato e conveniente, ogni galleria aveva una grande cupola con bancarelle e negozi di artigianato.
La Taki Zargaron è la più grande tra quelle rimaste fino ai giorni nostri, presenta una cupola a cipolla con nervature verticali.
Qui conosciamo un simpatico venditore di spezie che ci fa assaggiare la tisana di Bukhara, un quiz di Tamila ci ha permesso di indovinare gli ingredienti (tra questi c’era lo zafferano ma non ricordo le altre spezie), dal colore dorato e sapore gradevole.
Oltre alla tisana, vende spezie di ogni tipo che vengono inserite all’interno di Zucche Bottiglia (Lagenaria Siceraria) lavorate e utilizzate come contenitori chiusi da un tappo in cuoio, una ottima idea regalo!
Si utilizzano i gusci di Zucca Bottiglia come vasi e contenitori di vario genere e recipienti in cui conservare, acqua, vino o altri liquidi. Vengono inoltre utilizzate per fabbricare strumenti musicali.
(Fonte: Wikipedia)
Ci spostiamo poi verso la Poyi Kalon, ma prima di giungervi facciamo sosta al negozio Bukhara Silk Carpets.
La giovane proprietaria nel suo negozio preserva l’antica arte della tessitura dei tappeti.
Ha fondato l’attività nel 2010, seguendo la tradizione tramandata nella sua famiglia da generazioni.
Qui vene prodotto un tipo di tappeto di seta specifico della Regione di Bukhara.
Per realizzare alcuni di questi tappeti possono volerci anche 2 anni e 2 persone dedicate alla sua lavorazione.
Raggiungiamo il Complesso di Poyi Kalon, che comprende la Moschea Kalyan, la Madrasa Mir-i Arab e il Minareto Kalyan.
Il bellissimo Minareto Kalyan (1127), realizzato interamente in cotto e parti in ceramica, ha un’altezza di circa 46 metri, fungeva da punto di riferimento per i carovanieri che dovevano giungere in città.
La sommità a lanterna con 16 finestre ad arco una diversa dall’altra, è elegantemente decorata con motivi a stalattiti.
Gli abili disegni che si creano con le varie disposizioni dei mattoni in cotto, ricordano un po’ il Mausoleo dei Samanidi, visitato poco prima.
Il temibile e distruttivo Gengis Khan rimase talmente affascinato che volle risparmiarlo alla distruzione e gli venne in mente di utilizzarlo come torre di avvistamento.
Collegata al minareto è la Moschea Kalyan (1514), la principale moschea di Bukhara che può contenere circa 10.000 persone.
Ha una pianta rettangolare, con un ampio cortile interno al quale si accede dal grande portale decorato con mosaici.
La sala della preghiera si trova in fondo al cortile ed è sormontata da una grande cupola turchese smaltata.
Da qui si scorge una bellissima visuale del minareto e parte della Madrasa Mir-i Arab.
La Moschea Kalya forma lo stile a “specchio” kosh con la Madrasa Mir-i Arab (1535), costruita per volere dello sceicco Miri Arab dello Yemen, guida spirituale dell’allora Khan di Bukhara Ubaidallah.
Una stanza della madrasa ospita le loro salme.
La funzione principale era quella di studi accademici e religiosi, che tutt’ora svolge.
La caratteristica principale dell’edificio sono senza dubbio le due belle cupole turchesi.
Terminano le nostre giornate a Bukhara, altra magnifica città che mi ha piacevolmente stupito per la sua indescrivibile bellezza nelle ore diurne ma stupenda nelle ore serali.
Anche qui come a Khiva abbiamo trovato persone estremamente cortesi.
Giunge l’ora di preparare i bagagli perché l’indomani mattina si andrà a Samarcanda ma con qualche sosta interessante, ma uesto è un altro viaggio, o meglio, un altro itinerario!
Per le comunicazioni dall’Uzbekistan all’Italia e anche per utilizzare Internet senza costi aggiuntivi, mi sono avvidato alla eSIM Holafly che è una più che ottima soluzione!
(Approfitta dello sconto dedicato, indica in fase di acquisto il promocode: VIAGGIAMOCELA)
Se vi piacerebbe visitare questo magnifico Paese e la sua splendida popolazione, potete trovare molte informazioni nel mio libro “Rahmat Uzbekistan!“, il titolo riporta la parola “grazie” in uzbeko, un ulteriore segno di gratitudine verso l’ospitalità ricevuta.
Si precisa che strutture, aziende e/o enti pubblici citati non hanno corrisposto alcun compenso, bene materiale e/o altro in cambio di questo articolo.
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